mercoledì 3 maggio 2017

Auschwitz. Storia del lager 1940-1945 di Otto Friedrich

Il 12 maggio 1942 giunge ad Auschwitz, il campo di concentramento che Himmler aveva voluto far sorgere a tempo di record a 50 chilometri da Cracovia, un nuovo convoglio di ebrei. Essi per la prima volta non vengono né internati, né rasati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o uccisi a colpi di pistola. Vengono inviati direttamente nelle camere a gas. "Così", scrive Friedrich, "Auschwitz diventò quello che da sempre era destinato a diventare: non un campo di prigionia, ma un 'Vernichtungslager', un campo di sterminio". 'Vernichtung', in tedesco, ha un significato ancor più forte e terribile di sterminio: vuol dire trasformare in nulla, annientare. E questo è avvenuto ad Auschwitz, dove milioni di vittime sono state annientate con una ferocia che ai credenti ha fatto chiedere, disperati: "Perché Dio ha permesso che ciò accadesse?". Contro ogni amnesia e tentazione revisionistica, il testo di Freidrich, impostosi come la più documentata ricostruzione della vita quotidiana nel lager nazista, ci ricorda che il genocidio del popolo ebraico pinificato dai nazisti è l'evento centrale di questo secolo: quello che divide la storia umana in prima e dopo Auschwitz.

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