giovedì 26 maggio 2011

Con gli occhi dell'occidente di Joseph Conrad

Russia, primi anni  del novecento. Un'azione dinamitarda uccide un politico zarista reazionario. L'artefice dell'attentato,  in seguito ad una delazione viene impiccato. Da qui si dipana una storia intricatissima se non altro per i "flussi di coscienza" dei personaggi. A dirla tutta, il romanzo non mi è piaciuto. Ma , a posteriori, mi sorge il dubbio che sia stato  "il libro giusto letto nel momento sbagliato". Forse, in un altro periodo un pò meno "stressante" lo avrei maggiormente apprezzato e lo avrei letto con più calma ed attenzione. Conrad , di solito, è associato ai romanzi d'avventura. In questo caso ci troviamo di fronte ad un altro genere che lo scrittore polacco naturalizzato inglese aveva già affrontato in una sua precedente opera intitolata "L'agente segreto" che, del resto, mi aveva maggiormente entusiasmato. L'autore descrive il mondo dei "fuoriusciti" dalla russia zarista , sottolineando continuamente  "l'incomprensibilità" del mondo slavo e la viscosità della sua psicologia. Forse sarà stato questo aspetto a renderlo, almeno ai miei occhi, un po' troppo "oleoso".

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