Attraverso la figura di Plinio ma soprattutto attraverso l’analisi della sua summa enciclopedica, Canali tratteggia un ritratto complesso e affascinante dello scienziato nell’antichità: archivista di mostri e prodigi prodotti dalla natura e registrati in una sorta di «inventario del mondo»; poeta e filosofo di fronte al mistero; pragmatico compilatore di cataloghi; ricercatore che tenta di trovare un’armonia nella natura ma che finisce per annotare soprattutto le disarmonie, le eccezioni, le rarità, le filosofiche meraviglie dell’universo. [tratto dal risvolto di copertina]
sabato 12 febbraio 2011
Vita di Plinio di Luca Canali
Nel 79 d.c., cinquantaseienne, Plinio il Vecchio morì durante l’eruzione del Vesuvio, soffocato dalle esalazioni del vulcano. Era partito in nave per i luoghi dell’eruzione mosso da un duplice intento: umano – portare aiuto agli amici in pericolo – e scientifico, documentare quell’evento naturale senza precedenti. Divenne così un “protomartire della scienza sperimentale”, come lo definì Calvino, il simbolo dello studioso che sacrifica la propria vita alla scienza. La sua opera, la Naturalis historia, in 37 libri, è un compendio della conoscenza antica, un’impresa scientifico-letteraria mai realizzata prima: a conclusione di un lungo e accidentato cammino della scienza e della filosofia, l’ansia di sistemazione enciclopedica delle conoscenze acquisite nelle varie discipline trova in Plinio la sua espressione più complessa e spesso contraddittoria.
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