martedì 25 gennaio 2011

Paolo il caldo di Vitaliano Brancati

Il tema del gallismo già affrontato dal Brancati  nei precedenti lavori ( Il Bell'Antonio, Don Giovanni in Sicilia) ritorna in quest'ultima opera,  rimasta incompiuta per la  morte prematura dell'autore e pubblicata postuma.
Che la vita del protagonista  ,fin dall'adolescenza,  sia focalizzata sulle donne lo si capisce da uno stralcio del romanzo:

"Ma lei perchè dedica la sua vita esclusivamente alle donne ?".
"Perche' non c'e' altra felicità a questo mondo!" rispose Paolo. "Arte,scienza,lavoro: tutte sciocchezze, mi creda. Politica, commercio:sciocchezze".... Entrare per la prima volta nell'intimità di una donna: ecco un momento sublime . Non c'é  n'é altri!".

La via sembra già tracciata per Paolo.Ma un semplice viaggio può cambiare tutto. Un ritorno alla famiglia ed in special modo la visione dello zio invecchiato, anche lui negli stravizzi lo turbano molto fino a fargli pensare:

"Come diavolo, un uomo poteva ridursi così ? tutto carne masticata dalla morte !... Come poteva ridursi così ? Era chiaro come poteva ridursi così .Niente mai meditazione,niente mai volontà, niente mai autocritica, niente dunque coraggio, niente dignità, niente luce intellettuale, niente superiorità sulla morte. Lo spirito , relegato nella stiva del corpo, costretto a servirlo per renderne infiniti e divini i godimenti, ora si limitava a sbattere funereamente le sue catene per annunziare che il padrone colava a picco."

Ciò lo spaventa e lo induce ad una sorta di catarsi , aiutato anche dal ricordo di alcune parole che il padre gli disse prima di morire:

"Però la felicità non circola in nessuno di voi , é bene che te lo ricordi per l'avvenire. La felicità, in questa famiglia, avrei potuto averla solo io, perchè la felicità è la ragione..."

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