sabato 7 settembre 2013

Saffo a cura di Alfio Siracusano

"Per Straborne fu una cosa stupefacente, Swinburne la considerò “il più grande poeta che sia mai esistito”, da sempre la si identifica con la poesia stessa.In un libro di sorprendente freschezza l’autore prende le mosse da ciò che è rimasto di Saffo, lo traduce riproponendolo nella sua interezza e insieme recuperandolo al linguaggio dei nostri tempi, e intanto ci scava dentro come in un deposito di sentimenti, pensieri, idee, pulsioni oltre che di parole di ineguagliata musicalità. Ne viene fuori un’inedita lettura della poetessa, ma anche il racconto di una vita piena di “occasioni” anche se priva di “fatti”, che nessuno ha mai raccontato: ed è vita vera di donna, di madre, di amante, di amica confidente, di maestra di fanciulle in fiore. Venute da lei ad imparare come si diventa spose perfette e che da lei attinsero l’incomparabile dono dell’eleganza del vivere nel cono d’ombra del bello e delle muse. Con Eros e Afrodite compagni di vita e col piacere insieme folle e lucido delle libere scelte intellettuali, nella logica che “la cosa più bella è ciò che si ama”. Come fece Elena. Perché la Lesbo del settimo secolo coltivò con Saffo, tra le pareti del suo thìasos, ben altro che la pratica di un erotismo pruriginoso, e fu invece luogo d’elezione di un modello di libertà che forse mai più la cultura umana avrebbe conosciuto, scandito dai versi della “decima musa”.Il thìasos raccontato in questo libro fu dunque un luogo “eversivo”, come poi le strade di Atene percorse da Socrate col suo codazzo di giovani che gli andavano dietro e imparavano da lui a discutere di tutto. E a dubitare di tutto. Né prima né dopo di lei un pensiero di donna si spinse così oltre" [dalla quarta di copertina]

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