venerdì 22 luglio 2011

10 giorni che fecero tremare il mondo di J. Reed

Condivido pienamente l'opinione del prof. Mario Maffi quando dice : "E' probabile che John  Reed  sarebbe divenuto un tipico eroe americano( ribelle, individualista, sradicato), se non avesse imboccato la via destinata a portarlo, attraverso quei "dieci giorni che fecero tremare il mondo", alla morte per tifo, a Mosca, nell'ottobre 1920". Sono approdato a questo libro grazie alla visione del film: "Reds" diretto e interpretato da Warren Beatty  che, tra l'altro consiglio di vedere. Se dovessi dare un giudizio sull'uomo John Reed direi che era prima di tutto un uomo intellettualmente onesto, privo di pregiudizi ed in secondo luogo un giornalista/cronista capace di cogliere i segni del suo tempo. Mentre, se dovessi descrivere questo libro utilizzerei le sue parole:"Questo libro è un brano di storia, di storia come io l'ho vissuta. Pretende solo di essere un racconto particolareggiato della Rivoluzione d'Ottobre, cioè di quelle giornate in cui i bolscevichi, alla testa degli operai e dei soldati di Russia, si impadronirono del potere dello Stato, e lo dettero ai Soviet.Nel libro si parla soprattutto di Pietrogrado, che fu il centro, il cuore stesso della insurrezione. Ma il lettore deve ben rendersi conto che tutto ciò che avvenne a Pietrogrado si ripeté, pressappoco egualmente, con una intensità più o meno grande, e ad intervalli più o meno lunghi, in tutta la Russia.In questo volume, il primo di una serie alla quale lavoro, sono obbligato a limitarmi ad una cronaca degli avvenimenti di cui sono stato testimone, ai quali ho assistito personalmente o che conosco da fonte sicura.
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Qualunque giudizio si dia del bolscevismo, è certo che la rivoluzione russa è uno dei grandi avvenimenti della storia dell'umanità e che la conquista del potere da parte dei bolscevichi è un fatto d'importanza mondiale. Come gli  storici si sforzano di ricostruire nei suoi più piccoli particolari la storia della Comune di Parigi, così essi desiderano sapere ciò che è accaduto a Pietrogrado nel novembre 1917, lo stato d'animo del popolo, la fisionomia dei suoi capi, le loro parole, i loro atti. Ho scritto questo libro pensando ad essi.Durante la lotta le mie simpatie non erano neutre. Ma tracciando la storia di quelle grandi giornate ho voluto considerare gli avvenimenti come un cronista coscienzioso che si sforza di fissare la verità." -New-York, 1° gennaio 1919-.


 

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