domenica 18 giugno 2017

La grottesca di André Chastel

André Chastel, partendo dall'analisi di una forma pittorica secondaria e poco conosciuta, la “grottesca”, ripercorre in una sintesi fulminante la storia dell'arte dal Rinascimento alla modernità. Nella presentazione il grande critico scrive: “La più celebre delle forme capricciose dell'arte occidentale è quella che prende il nome di grottesca, di cui il Vasari scrive: ‘Le grottesche sono una spezie di pitture licenziose e ridicole molto, fatte dagl'antichi per ornamento di vani’. Una spinta fondamentale venne dalla scoperta, nel secolo XV, della Domus Aurea neroniana che giaceva sepolta da secoli, per cui i primi esploratori delle sue sale ebbero l'impressione di trovarsi in una serie di grotte. È questo il motivo per cui - come narra Benvenuto Cellini - le particolari decorazioni che vi si trovavano vennero chiamate ‘grottesche’. Esse incontrarono uno straordinario successo, consacrato dal loro impiego nelle Logge Vaticane di Raffaello. Da allora divennero una componente ineludibile delle decorazioni di edifici religiosi e profani, comparendo inoltre su ceramiche, vesti, arazzi. La loro fortuna fu inarrestabile e giunge a lambire la pittura moderna, basti pensare a molti acquarelli di Klee e ai ‘mobiles’ di Caldef”.. e che dire di Keith Haring !

lunedì 12 giugno 2017

Diario di un patriota perplesso negli USA di Filippo La Porta

"Quand'è che ci sentiamo più italiani, quando indossiamo una giacca Armani o quando leggiamo Dante? Come mai un americano ha rispetto per la propria bandiera, mentre a noi italiani il tricolore non ci commuove tanto? Funziona meglio una società con regole rigide, anonime, condivise, come quella americana, o una società flessibile, dove si cerca anzitutto di risolvere i problemi, in una continua deroga, come avviene da noi? E ancora: gli italiani sono davvero riformabili, correggibili? Ed è giusto auspicare una cosa del genere? Questi alcuni degli interrogativi su cui un 'patriota perplesso' ha rimuginato durante un soggiorno negli Stati Uniti. Se davvero ciò che unisce gli italiani non è un patto sociale, una tradizione militare o la lealtà allo stato, ma l'amore per la bellezza, come pensava Carlo Levi, oggi questo amore va dimostrato di nuovo. Il patriottismo può essere declinato anche attraverso la difesa del paesaggio o un comportamento civicamente responsabile. In una puntata dei Simpson ambientata nel Bel Paese, dove il paesaggio è luminoso e ha contorni rifiniti, sopra la fabbrica automobilistica Lamborgotti campeggia beffarda la scritta: "Per chi non ha veramente niente dentro!". Cos'è allora questo 'amore per la bellezza' che può definirci e darci un nuovo senso della patria? L'eccellenza nella moda, nel design, nella pubblicità, oppure qualcosa di più, uno stile di vita 'bello', per chi dentro di sé ha ancora qualcosa?" - Risvolto di copertina-

mercoledì 7 giugno 2017

Ricordi della Corte d'Assise di André Gide

Una raccolta di cronache, impressioni, ritratti schizzati, che l'autore trae dall'esperienza di giurato della Corte d'Assise di Rouen, con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia.
André Gide fu giurato della Corte d'Assise di Rouen nel maggio del 1912, e pubblicò i ricordi di quella esperienza due anni dopo, nel 1914. Questi Souvenirs non appartengono strettamente alla letteratura giudiziaria e di casi sensazionali (che tanto seguito avevano avuto nella letteratura popolare francese fin dal primo Ottocento); nascono dagli appunti stesi durante le sedute del tribunale: cronache, impressioni, ritratti schizzati con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia, non per intrattenere. Piccoli furti, qualche rapina, moltissima violenza rozza e animalesca, soprattutto sessuale contro i più indifesi. E in cima la violenza ultima del tribunale. E questa sembra, dai ricordi di Gide, semplicemente chiudere una catena gerarchica di brutalità, non in difesa della vittima debole tra i deboli, semmai a suggello di quella gerarchia: a dotarla di ordine e di senso.

domenica 4 giugno 2017

Archeologia Classica di Maria Bonghi Jovino

"l'archeologia, questa giovane e dinamica espressione delle scienze storiche, può contribuire validamente al definirsi di una nuova forma di umanesimo universalistico, proprio dell'era della scienza"  [Massimo Pallottino

"è necessario riprendere coscienza dei valori della cultura storica di fronte ai pericoli che un prevalere delle scienze tecnologiche possono rappresentare" [Ranuccio Bianchi Bandinelli]