domenica 31 dicembre 2017

Meglio non sapere di Titti Marrone


È un treno a rapire i tre bambini di questa storia ed è un treno a restituirne due nel dicembre 1946. Nel mezzo di questo essere portati via e essere restituiti, c’è l’indicibile del campo di sterminio. Questo libro racconta di tre bambini deportati ad Auschwitz con le loro madri

giovedì 28 dicembre 2017

Il Nome della Rosa di Umberto Eco

"..qui si ribalta la funzione del riso, la si eleva ad arte, le si aprono le porte del mondo dei dotti, se ne fa oggetto di filosofia, e di perfida teologia...
...si deve smantellare la serietà degli avversari con il riso, e il riso avversare con la serietà....
Sei come il tuo Francesco che de toto corpore fecerat linguam, che teneva sermoni dando spettacoli come i saltimbanchi, che confondeva l'avaro mettendogli in mano monete d'oro, che umiliava la devozione delle suore recitando il Miserere invece della predica, che mendicava in francese, e imitava con un pezzo di legno i movimenti di chi suona il violino, che si travestiva da vagabondo per confondere i frati ghiottoni, che si gettava nudo sulla neve, parlava con gli animali e le erbe, trasformava lo stesso mistero della natività in spettacolo da villaggio, invocava l'agnello di Bethlehem imitando il belato della pecora..."

lunedì 4 dicembre 2017

Laterza. Un secolo di libri 1885-1985

La storia della casa editrice Laterza  ha inizio il 10 maggio 1901, quando con una lettera circolare Giovanni Laterza (1873-1943) annuncia la nascita della Casa Editrice Gius. Laterza & Figli. La società di famiglia era stata fondata nel 1885 da Vito Laterza a Putignano, un paese sito tra Bari e Taranto, e si occupava di commercio di cartoleria; si era poi trasferita a Taranto per approdare infine, nel 1889, a Bari, dove qualche anno più tardi (1896) si amplierà con la nascita della Libreria e della Tipografia.Giovanni Laterza si propose inizialmente di farsi editore «di servizio» per gli autori baresi e pugliesi, con particolare attenzione ai temi della cultura tecnica, economica, commerciale, giuridica. Ma, di fronte alla difficoltà di creare un programma editoriale con le sole risorse locali, egli cercò subito altrove referenti autorevoli. Decisivo per i destini della Casa Editrice è, nel dicembre 1901, l’incontro con Benedetto Croce; lo rievoca così Croce stesso, nel Proemio alla «Critica» nel suo XLII anno (1944), rivolgendosi con tono affettuoso e commosso a Giovanni, scomparso l’anno prima: «Nacque allora di colpo in te verso di me una fiducia intera, e questa fiducia, accompagnata da costante pazienza, non tanto mi piaceva per sé stessa, quanto era da me giudicata documento del tuo sicuro intùito, perché avevi saputo leggere nel fondo della mia anima (e di ciò ti ero grato) il mio completo disinteresse, cioè il mio unico interessamento per le cose che tenevo buone e utili».Croce tracciò nel giro di pochi mesi quella che di fatto è stata, ed è ancora oggi, la «mappa genetica» della Laterza; fu lui, nel giugno del 1902, ad invitare chiaramente Giovanni Laterza ad abbandonare il progetto di pubblicare opere letterarie: «Credo poi che fareste bene ad astenervi almeno dall’accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena: e ciò per comparire come editore con una fisionomia determinata: ossia come editore di libri politici, storici, di storia artistica, di filosofia, ecc.: editore di roba grave».Il programma iniziale di Giovanni Laterza assume, quindi, una connotazione del tutto diversa: l’editore locale si ritrova proiettato in un orizzonte europeo; l’editore di libri tecnici e di letteratura diventa editore di saggistica di cultura; l’editore avventizio a caccia di occasioni di pubblicazione si trasforma in editore selettivo ed esigente. E nel giro di pochi anni viene rifondata la «Biblioteca di Cultura Moderna», la prima collana della casa editrice, e nascono i «Classici della Filosofia Moderna» (1906), le «Opere di Benedetto Croce» (1908), gli «Scrittori d’Italia» (1910), i «Filosofi Antichi e Medievali» (1915). Dal 1906, inoltre, Laterza cura l’edizione della rivista «La Critica», diretta anch’essa da Croce.

lunedì 6 novembre 2017

Nati per i Beatles. La storia dietro ogni canzone di Guido Michelone

Dalla A alla Z, da "A day in the life" a "You're got to hide your love away", passando per "Michelle", "Yesterday", "Love me do", "Let it be", "Penny Lane", "Sgt. Pepper", tutte le canzoni dei Beatles raccontate, svelate, analizzate come in un moderno dizionario musicale. Tutte le 216 canzoni ufficiali, in ordine alfabetico, che confermano l'assoluta grandezza di Lennon, McCartney, Harrison, Starr, il magico quartetto di Liverpool, la prima vera rock band della storia, capace come nessun'altra di elevare la pop music a opera d'arte di valore assoluto. A commentare le canzoni, le voci degli stessi protagonisti in un puzzle in cui John, Paul, George, Ringo evocano le fonti ispiratrici, gli attimi indimenticabili, le atmosfere magiche, nel turbinio degli anni Sessanta, tra r'n'r, beat, psichedelia, revival, orientalismo, love&peace. "Nati per i Beatles" ci mostra il vero volto dei Beatles, "sempre molto sinceri, lucidi, autentici, persino candidi verso il pubblico e verso se stessi, nell'attribuire la paternità di testi e musiche, nel giudicare forme e contenuti, nello svelare antefatti o peculiarità attraverso cui fuoriescono queste 216 canzoni". (Laszlo Kovacs).

mercoledì 1 novembre 2017

Il sosia di Fedor Dostoevskij

Il mite e umile consigliere Jakòv Petrovic' Goljadkin non è quello che sembra: vive in lui un doppio, un "sosia". Il suo io non è un tutto compatto e unico, bensì un mobile e disintegrabile complesso di impulsi che possono scindersi in altri io, tra loro in alternanza e in conflitto. Il suo sosia non è semplicemente una persona tanto somigliante a lui da poter essere per lui scambiata, ma, come dice la parola russa dvojnik, è la proiezione di un io in un altro io autonomo rispetto al primo. Esistono nel romanzo due Goljadkin che si completano in quanto totalmente opposti: uno timido e sottomesso, l'altro furbo e arrivista

lunedì 2 ottobre 2017

Povera Gente di Fedor Dostoevskij

Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente". Due giovani si scrivono, si raccontano le loro piccole vicende quotidiane, le loro speranze, i loro sogni. Nasce così un amore che potrebbe aprire a entrambi la via della felicità, ma la loro miseria è tale che la ragazza deciderà di sposare un uomo non più giovane, ma ricco nella folle speranza di poter aiutare il suo infelice amico. Un romanzo epistolare che scosse la Russia e segnò l'inizio della carriera di un titano della letteratura mondiale

lunedì 28 agosto 2017

Tina di Pino Cacucci

Una biografia ma anche un romanzo. L'avventura di una donna, un'artista, una rivoluzionaria di bellezza e fascino straordinari, amica e amante di artisti, cittadina del mondo che consacrò la vita ad arte e rivoluzione. Tina si chiamava Assunta Adelaide Luigia Modotti. Era nata a Udine nel 1896, da un'umile famiglia. Il padre era un muratore di idee socialiste, lei dovette ben presto lasciare la scuola e lavorare per aiutare la famiglia a tirare avanti, poi emigrò negli Stati Uniti dove stavano crescendo i grandi movimenti sindacali. La vita culturale e artistica in fermento a San Francisco, Los Angeles, Hollywood e a Città del Messico le dischiusero la via prima del teatro e del cinema, poi della fotografia. Il matrimonio con il pittore e poeta Roubaix de l'Abrie Richey, detto Robo, e la relazione con il fotografo Edward Weston stimolarono la sua creatività. Donna appassionata, si dedicò alla causa rivoluzionaria in Messico, lavorò per Soccorso rosso, combatté con le Brigate internazionali in Spagna. Con il suo grande fascino fece innamorare follemente di sé molti uomini e di molti divenne amica, e frequentò personaggi illustri come Diego Rivera, per il quale posò, Ernest Hemingway, John Dos Passos, Robert Capa. Morì in circostanze poco chiare a Città del Messico nel 1942. 

"Un mondo marcia dove andavi tu, sorella.
Ogni giorno cantano i canti delle tue labbra
sulle labbra del popolo glorioso che tu amavi. 
Col tuo cuore valoroso." Pablo Neruda

sabato 26 agosto 2017

La luce e il lutto di Gesualdo Bufalino

«Il ponte sullo stretto?...Occorrono cure diverse, ed io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri» - Gesualdo Bufalino

martedì 1 agosto 2017

Tre colori per una quartina di Omar Khayyam



"E' tutta una scacchiera di notti e giorni
in cui il destino gioca con gli uomini come pedoni:
li muove qua è là, li accoppia, li ammazza
e uno alla volta li ripone nella scatola"


"Non siamo che pedine degli scacchi mosse dal Grande Giocatore.
Egli ci muove avanti e indietro sulla scacchiera della Vita,
fino a rinchiuderci nuovamente in scatole di Morte."


"Noi siamo i pedoni della misteriosa partita a scacchi
giocata da Dio. Egli ci sposta, ci ferma, ci respinge,
poi ci getta uno a uno nella scatola del Nulla."

martedì 25 luglio 2017

Voi Noi di F.C.

Voi voci stonate e sfiatate.
Noi immagini spente e sbiadite.
Voi Vita, Noi Speranza, Voi Luce.
Noi esistenze settiche e scialbe.
Voi sogni sperperati e svuotati.
Noi Vita, Voi Speranza, Noi Luce.

venerdì 14 luglio 2017

Lettera da Volterra - tratto dagli archivi del manicomio di San Girolamo a Volterra

21 Marzo 1901
Manicomio di San Girolamo, Volterra

Mia cara Consorte
Rispondo alla tua cara lettera da me tanto gradita mi trovo molto contento ne legere la tua letera da mè tanto gradita dove sento che state tutti bene.Io sarei in perfetta salute di tornare a chasa. No vedo lora e il momento di tornare a chasa per abraciarvi tutti e baciarvi di chuore.È già diverso tempo che io mi trovo in questo manicomio ricoverato,distaccato da voialtri dunqe prochurate quanto prima divenirmi a pigliare e portarmi i panni. Non potete immaginare quanto brami di tornare a Cecina, che qui mi par d’essere in esilio. La pazienza non mi manca, ma da un giorno, all’atro mi scapperebbe; se non mi, facessero partire. Stò contento, allegro, solo desidero di stare insieme, in famiglia.Cara consorte mi raccomando a te e al mio caro fratello Robuamo dunque non mi abbandonate sul fiore di mia vita. Che io non vi o mai abbandonato scuserete se qualche volta vi offeso con parole ma il cuore è sempre amoroso con voialtri tutti quanti ricevi tanti saluti e baci dal tuo affezionatissimo.
Consorte Agapito

"Lettera da Volterra" è una vera lettera di un internato al manicomio toscano e mai consegnata, perché, come da regolamento, le lettere degli iternati non venivano spedite.

Simone Cristicchi nel suo album "Dall'altra parte del cancello", recita la lettera su un'improvvisazione al piano di Giovanni Allevi.

lunedì 10 luglio 2017

Storie sorprendenti di liberi Muratori ( certi e presunti) di Lino Sacchi

Che cosa accomuna personaggi così lontani quali Cagliostro e Allende, Casanova e Celli, Robespierre e Garibaldi, De Sade e Carducci? E che dire del fosco Dumini, che uccise Matteotti? O dì Aleister Crowley, «il più disgustoso e malvagio individuo di tutto il Regno Unito» (parole di Churchill)? O ancora: celebrità quali il conte De Maistre, Franklin e il librettista mozartiano Da Ponte che cosa hanno da spartire con il mistificatore Leo Taxil o con Jean-Marie Gallot, oscuro prete di campagna ghigliottinato durante il Terrore? E poi, è mai possibile mettere insieme la sventurata Maria Antonietta e la «plebea» e anarchica Louise Michel? 

I 40 personaggi raccontati in questo volume hanno tutti avuto esistenze straordinarie e sorprendenti, chi più chi meno hanno lasciato una traccia nella storia, hanno infranto le regole condivise, il buon senso, la morale, a volte la legge, quasi sempre i precetti religiosi. E tutti (probabilmente) sono stati massoni. Atipici, originali, anche bizzarri alcuni, di diseguale rispettabilità, ci aiutano a capire quel fenomeno misterioso che è la Massoneria.

domenica 18 giugno 2017

La grottesca di André Chastel

André Chastel, partendo dall'analisi di una forma pittorica secondaria e poco conosciuta, la “grottesca”, ripercorre in una sintesi fulminante la storia dell'arte dal Rinascimento alla modernità. Nella presentazione il grande critico scrive: “La più celebre delle forme capricciose dell'arte occidentale è quella che prende il nome di grottesca, di cui il Vasari scrive: ‘Le grottesche sono una spezie di pitture licenziose e ridicole molto, fatte dagl'antichi per ornamento di vani’. Una spinta fondamentale venne dalla scoperta, nel secolo XV, della Domus Aurea neroniana che giaceva sepolta da secoli, per cui i primi esploratori delle sue sale ebbero l'impressione di trovarsi in una serie di grotte. È questo il motivo per cui - come narra Benvenuto Cellini - le particolari decorazioni che vi si trovavano vennero chiamate ‘grottesche’. Esse incontrarono uno straordinario successo, consacrato dal loro impiego nelle Logge Vaticane di Raffaello. Da allora divennero una componente ineludibile delle decorazioni di edifici religiosi e profani, comparendo inoltre su ceramiche, vesti, arazzi. La loro fortuna fu inarrestabile e giunge a lambire la pittura moderna, basti pensare a molti acquarelli di Klee e ai ‘mobiles’ di Caldef”.. e che dire di Keith Haring !

lunedì 12 giugno 2017

Diario di un patriota perplesso negli USA di Filippo La Porta

"Quand'è che ci sentiamo più italiani, quando indossiamo una giacca Armani o quando leggiamo Dante? Come mai un americano ha rispetto per la propria bandiera, mentre a noi italiani il tricolore non ci commuove tanto? Funziona meglio una società con regole rigide, anonime, condivise, come quella americana, o una società flessibile, dove si cerca anzitutto di risolvere i problemi, in una continua deroga, come avviene da noi? E ancora: gli italiani sono davvero riformabili, correggibili? Ed è giusto auspicare una cosa del genere? Questi alcuni degli interrogativi su cui un 'patriota perplesso' ha rimuginato durante un soggiorno negli Stati Uniti. Se davvero ciò che unisce gli italiani non è un patto sociale, una tradizione militare o la lealtà allo stato, ma l'amore per la bellezza, come pensava Carlo Levi, oggi questo amore va dimostrato di nuovo. Il patriottismo può essere declinato anche attraverso la difesa del paesaggio o un comportamento civicamente responsabile. In una puntata dei Simpson ambientata nel Bel Paese, dove il paesaggio è luminoso e ha contorni rifiniti, sopra la fabbrica automobilistica Lamborgotti campeggia beffarda la scritta: "Per chi non ha veramente niente dentro!". Cos'è allora questo 'amore per la bellezza' che può definirci e darci un nuovo senso della patria? L'eccellenza nella moda, nel design, nella pubblicità, oppure qualcosa di più, uno stile di vita 'bello', per chi dentro di sé ha ancora qualcosa?" - Risvolto di copertina-

mercoledì 7 giugno 2017

Ricordi della Corte d'Assise di André Gide

Una raccolta di cronache, impressioni, ritratti schizzati, che l'autore trae dall'esperienza di giurato della Corte d'Assise di Rouen, con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia.
André Gide fu giurato della Corte d'Assise di Rouen nel maggio del 1912, e pubblicò i ricordi di quella esperienza due anni dopo, nel 1914. Questi Souvenirs non appartengono strettamente alla letteratura giudiziaria e di casi sensazionali (che tanto seguito avevano avuto nella letteratura popolare francese fin dal primo Ottocento); nascono dagli appunti stesi durante le sedute del tribunale: cronache, impressioni, ritratti schizzati con l'intento esplicito di educare e istruire sulla macchina della giustizia, non per intrattenere. Piccoli furti, qualche rapina, moltissima violenza rozza e animalesca, soprattutto sessuale contro i più indifesi. E in cima la violenza ultima del tribunale. E questa sembra, dai ricordi di Gide, semplicemente chiudere una catena gerarchica di brutalità, non in difesa della vittima debole tra i deboli, semmai a suggello di quella gerarchia: a dotarla di ordine e di senso.

domenica 4 giugno 2017

Archeologia Classica di Maria Bonghi Jovino

"l'archeologia, questa giovane e dinamica espressione delle scienze storiche, può contribuire validamente al definirsi di una nuova forma di umanesimo universalistico, proprio dell'era della scienza"  [Massimo Pallottino

"è necessario riprendere coscienza dei valori della cultura storica di fronte ai pericoli che un prevalere delle scienze tecnologiche possono rappresentare" [Ranuccio Bianchi Bandinelli]

lunedì 29 maggio 2017

Guida alla lettura dei padri della chiesa di Claude Mondesert

"La presente opera del padre Claude Mondésert, attuale direttore di « Sources Chrétiennes », vuole essere uno stimolo ad accostarsi ai Padri della chiesa e al contempo offrire un criterio per consentire al lettore di ritrovarsi nella molteplicità delle opere e delle edizioni. A questo scopo essa fornisce i dati essenziali bio-bibliografici dei Padri della chiesa fino al XIV secolo; indica l'edizione moderna delle loro opere e ne dà un giudizio in modo da aiutare i lettori nella scelta delle eventuali lettureUn piccolo ma indispensabile strumento per accostarsi al ricco patrimonio della tradizione cristiana" [ dalla quarta di copertina].


Utile manualetto (120 pagine) di consultazione.

domenica 21 maggio 2017

Il Quarto Stato a cura di Aurora Scotti Tosini

Del più famoso quadro di Pelizza da Volpedo, datato 1901, la critica ha dato nel corso dei vari decenni molteplici interpretazioni. Molto meno noto è il significato che al quadro attribuiva il suo autore, la cui figura di artista non è molto conosciuta. In questo volume si intende dare conto della lunga elaborazione dell'opera, dei molti studi preliminari e delle diverse versioni.
Il quarto stato raffigura un gruppo di braccianti che marcia in segno di protesta in una piazza, presumibilmente quella Malaspina di Volpedo. L'avanzare del corteo non è violento, bensì lento e sicuro, a suggerire un'inevitabile sensazione di vittoria: era proprio nelle intenzioni del Pellizza dare vita ad «una massa di popolo, di lavoratori della terra, i quali intelligenti, forti, robusti, uniti, s'avanzano come fiumana travolgente ogni ostacolo che si frappone per raggiungere luogo ov'ella trova equilibrio». Assai pregnante è anche il significato del dipinto, che si discosta da quello dei precedenti Ambasciatori della fame e Fiumana: mentre prima Pellizza voleva solo disegnare una manifestazione di strada, come già avvenuto con altre opere coeve (tra cui La piazza Caricamento a Genova di Nomellini e L'oratore di sciopero di Longoni), ora intende celebrare l'imporsi della classe operaia, il «quarto stato» per l'appunto, a fianco al ceto borghese.

giovedì 11 maggio 2017

44 Passi di F.C ( 2.0)

Primo passo. Imbocco lentamente un lungo tunnel della metropolitana in Stazione Centrale a Milano. Una corrente d’aria fresca mi investe, opponendosi piacevolmente al mio avanzare madido di sudore. Sono circondato da rumori di passi e voci sommesse. I fianchi morbidi di una ragazza mi ondeggiano davanti, richiamando violentemente la mia attenzione e , la voce dell'uomo che ogni giorno , nello stesso punto, chiede a mani imploranti un pezzo di pane mi ricorda prepotentemente la drammaticità di noi poveri umani. Il sesso e la precarietà del vivere mi si materializzano davanti quando , all'improvviso, l'odore del sudore altrui frammisto ad effluvi olezzanti di troppi deodoranti offendono le mie narici. Proseguo. Lo sguardo di una ragazza che trascina il suo cigolante trolley sembra promettere il paradiso. E’ un attimo. Precipito a terra, trascinato nuovamente dal suono della voce implorante dell’anziano uomo che chiede pane e dai commenti incomprensibili di una coppia asiatica nel sentire quella richiesta universale non necessaria di alcuna traduzione per intenderla. Ho pensato: “Che vita di merda!”. Anche lì un attimo. Un uomo mi fissa ed accenna un sorriso … almeno credo!. “Che avrà da sorridere quel tipo?”, inizio a domandarmi. Non faccio in tempo a dare una risposta alla domanda generata dalle mie sempre fedeli insicurezze che , inconsapevolmente, sfrego con la suola della scarpa destra il pavimento di plastica del tunnel. Tanto basta per farmi dimenticare l’inutile domanda che mi ero posto un nano secondo prima. Alzo lo sguardo ed evito ,con un piccolo scarto verso sinistra, due ragazzi davanti a me che hanno rallentato il passo perché mollementi distratti dal seno giunonico di una giovane donna, forse una turista, che si sta orientando , domandandosi, se ha imboccato la strada giusta per raggiungere la stazione ferroviaria. Penso che vorrei tanto aiutarla a trovare la via giusta ma in men che non si dica lo slancio da buon sammaritano è travolto dal mio tedioso “grillo parlante” che , inopportunamente, incenerisce la mia innocua fantasia. Le luci dei neon , le voci indistinte,gli odori molesti ed gli infiniti movimenti di gambe e braccia sono talmente anonimi che, se non fosse per le poche parole di italiano che percepisco, potrebbero essere facilmente collocabili in un’altra città. Londra, New York ,Parigi, Madrid e Milano sono gemelli nei mille cunicoli di una metropolitana. Immagini , suoni, odori e pensieri scoperchiano, sollecitano e frullano la mia mente. Sono stanco. L'improvvisa e non richiesta domanda : "Che cazzo ci faccio qui ?" mi assale violentemente con tutto il fastidioso peso dell'assurda certezza che non c'e' alcuna possibile risposta. Cammino fino a raggiungere la base della rampa delle scale. Devo uscire...voglio uscire. Ho contato i passi, sono al quarantaquattresimo. Due gradini alla volta, salgo velocemente fino in superficie dove sono abbagliato dalla luce estiva del sole che inizia ad illuminare con forte intensità la città brullicante come un formicaio intorno a me.

martedì 9 maggio 2017

Pirro Vitali. Fotografie (1855-1875) di D. Mormorio, E. Toccaceli

I primordi della fotografia italiana rimangono ancora avvolti in una sorta di mistero. I dati di cui disponiamo, infatti ci permettono di tracciarne soltanto una storia di massima. La scarsità di fonti che riguardano il primo periodo, nonchè la carenza di raccolte fotografiche pubbliche hanno in Italia segnato il lavoro dello storico della fotografia, che ha dovuto cercare fra i ricordi di famiglia di privati cittadini, nei registri parrocchiali, cosi' come negli archivi di Stato, all'anagrafe e finanche nei cimiteri.
Forse, Pirro Vitali, alcuni dicono certamente, fu il primo fotografo umbro di cui si abbia notizia e documentazione. Nato a Perugia nel 1837, iniziò a dedicarsi alla tecnica della fotografia  intorno al 1850. Pirro era un farmacista, e questo, lo aiuto molto nel maneggiare i prodotti chimici che all'epoca erano fondamentali per la fotografia. Dei suoi lavori non ci è pervenuto molto ma , quanto basta per farci un'idea, anche se non a tutto tondo, della sua tecnica fotografica ed il testo edito da Sellerio ne è un esempio.

sabato 6 maggio 2017

Rapporto 2016-2017 Amnesty International


Letteratura Latina e Letteratura Greca di P. Grimal

"Perchè la nostra società non diventi disumana ( si condannerebbe all'automatica scomparsa) è vitale che nelle sue strutture profonde si conservi umanistica "

venerdì 5 maggio 2017

Sir Thomas More di Shakespeare

"Immaginate allora di vedere gli stranieri derelitti,
coi bambini in spalla, e i poveri bagagli
arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto,
e che voi vi asseggiate come re dei vostri desideri
– l’autorità messa a tacere dal vostro vociare alterato –
e ve ne possiate stare tutti tronfi nella gorgiera della vostra presunzione.
Che avrete ottenuto? Ve lo dico io: avrete insegnato a tutti
che a prevalere devono essere l’insolenza e la mano pesante
Vorreste abbattere gli stranieri,
ucciderli, tagliar loro la gola, prendere le loro case
e tenere al guinzaglio la maestà della legge
per incitarla come fosse un mastino. Ahimè, ahimè!
Diciamo adesso che il Re,
misericordioso verso gli aggressori pentiti,
dovesse limitarsi, riguardo alla vostra gravissima trasgressione,
a bandirvi, dov’è che andreste? Che sia in Francia o Fiandria,
in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o Portogallo,
anzi, ovunque non rassomigli all’Inghilterra,
orbene, vi trovereste per forza ad essere degli stranieri.
Vi piacerebbe allora trovare una nazione d’indole così barbara
che, in un’esplosione di violenza e di odio,
non vi conceda un posto sulla terra,
affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole,
vi scacci come cani, quasi non foste figli e opera di Dio,
o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere,
ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste
di essere trattati così? Questo è quel che capita agli stranieri,
e questa è la vostra disumanità da senzadio."

giovedì 4 maggio 2017

La fuga in Egitto di Mario Claudio

"La fuga in Egitto" è un testo costituito da sette monologhi il cui pretesto è l'omonimo quadro di Giambattista Tiepolo. Ogni monologo ha come protagonista uno dei cinque personaggi del quadro più lo stesso Tiepolo. Le figure si abbandonano alle emozioni e agli impulsi suscitati dall'esilio: Giuseppe libera la propria paura; l'asinello l'umile orgoglio; Maria il senso della predestinazione; l'Arcangelo bianco l'ardimento e quello nero il risentimento; il Bambino la consapevolezza del proprio destino. Storie in cui alla libertà dell'immaginazione Mario Claudio affianca passi delle Sacre Scritture che rimandano, a loro volta, ad altre opere di Tiepolo.

mercoledì 3 maggio 2017

Auschwitz. Storia del lager 1940-1945 di Otto Friedrich

Il 12 maggio 1942 giunge ad Auschwitz, il campo di concentramento che Himmler aveva voluto far sorgere a tempo di record a 50 chilometri da Cracovia, un nuovo convoglio di ebrei. Essi per la prima volta non vengono né internati, né rasati, né selezionati per le squadre di lavoro, né picchiati o uccisi a colpi di pistola. Vengono inviati direttamente nelle camere a gas. "Così", scrive Friedrich, "Auschwitz diventò quello che da sempre era destinato a diventare: non un campo di prigionia, ma un 'Vernichtungslager', un campo di sterminio". 'Vernichtung', in tedesco, ha un significato ancor più forte e terribile di sterminio: vuol dire trasformare in nulla, annientare. E questo è avvenuto ad Auschwitz, dove milioni di vittime sono state annientate con una ferocia che ai credenti ha fatto chiedere, disperati: "Perché Dio ha permesso che ciò accadesse?". Contro ogni amnesia e tentazione revisionistica, il testo di Freidrich, impostosi come la più documentata ricostruzione della vita quotidiana nel lager nazista, ci ricorda che il genocidio del popolo ebraico pinificato dai nazisti è l'evento centrale di questo secolo: quello che divide la storia umana in prima e dopo Auschwitz.