martedì 3 marzo 2015

Il trono vuoto di R. Ando'


"Chi decida di intraprendere la carriera del politico, abboccando all’amo di una sua presunta plausibilità professionale – come se la politica fosse una professione tra le altre e non una forma di vita –, sappia che sta consegnandosi al fallimento. È il fallimento riservato a chi ammette come unico metro della propria esistenza il potere e la sua malia.
La peculiarità italiana è racchiusa nella coerente negazione di una qualsiasi forma di virtù pubblica nell’esercizio della politica. Negandosi ogni parvenza di pubblica utilità, la politica in Italia è solo parodia del potere, oscura catena di complicità, cosca.
D’altronde, nel corso della mia carriera politica non ho mai incontrato un collega provvisto di un qualche talento. Nessuno di noi avrebbe potuto fare altro che il politico perché nessuno di noi avrebbe potuto corrispondere a un talento. Siamo entrati nelle stanze del potere da quella zona grigia dove può accadere tutto e il suo contrario.
Il carattere perverso di chi sceglie di fare il politico è nella indistinzione caratteriale che lo qualifica. Lo psicoanalista che segretamente ho frequentato in tutti questi anni continuava a ripetermi che con la politica avrei cercato di colmare una sostanziale estraneità alla vita. "