sabato 19 ottobre 2013

Al di qua del paradiso di F.S. Fitzgerald

«Noi abbiamo bisogno di credere. Gli studenti cercano di credere negli scrittori, gli elettori cercano di credere nei loro deputati, le nazioni cercano di credere nei loro statisti, ma non ci riescono. Troppe sono le voci, troppe le critiche illogiche e sconsiderate, malevoli, sparse ovunque a piene mani. Peggio, nel caso dei giornali. Qualsiasi vecchio, retrivo riccone che possieda quella predace mentalità che va sotto il nome di “genio della finanza” può esser padrone di un giornale che fungerà da cibo e bevanda per migliaia di uomini stanchi, frettolosi, troppi presi dal moderno mestiere di vivere, per essere in grado di inghiottire altro che del cibo predigerito. Al prezzo di due soldi, l’elettore si compra politica, pregiudizi e filosofia. Un anno dopo si fa avanti una nuova camarilla politica, oppure il giornale cambia di proprietà, e allora ne consegue: maggior confusione, più contraddizioni, un improvviso afflusso di nuove idee, il loro mescolarsi, la loro distillazione, e poi la reazione ad esse contraria...» ... fondamentalmente i tempi non cambiano. Le nuove generazione sono sempre confuse tra il "vecchio" ed il "nuovo" che si portano geneticamente dentro mentre le vecchie generazioni sono sempre confuse dal nuovo che avanza e che fa  tabula rasa del loro mondo.