lunedì 23 settembre 2013

Io e lui di A. Moravia

Romanzo bistrattato e volutamente lasciato nell'oblio. I più che lo hanno letto lo considerano il peggior romanzo di Moravia. Forse,  a rafforzare  la pessima opinione sarà stato l'argomento un po' fuori dalle righe, "indegno" ,per i ben pensanti, di un grande scrittore. Ci troviamo di fronte a Federico uno sceneggiatore che vuole diventare regista. La sua personalità risulta fortemente scissa: se l'io sta a guardare, "lui" agisce: l'inconscio parla, il sesso ha una voce che ordina e impone.. ..in quanto " si crede il più bello, il più forte, il più potente della sua, diciamo,categoria. Secondo lui, nessuno, nel mondo intero, gli sta alla pari. Un mostro di vanità!". Senza preoccuparsi di "alti concetti" quali sublimazione, desublimazione, nevrosi sessuale etc..etc ma,  considerando solo ed esclusivamente la trama, ne risulta un andamento esilarante e piacevolmente tragicomico nel costante dialogo tra il protagonista ed il suo sesso che all'ennessimo rimprovero del suo possessore, risponde in tono quasi triste : "Non posso non presentarmi così. Se non sono così, non sono nulla. Il desiderio, se è questo che mi rimproveri,è,infatti, la mia sola maniera di esistere.Senza desiderio, niente esistenza...Tu vorresti che il desiderio si presentasse con l'apparenza della sazietà: un controsenso. Io non conosco sazietà. Essere sazio per me è sinonimo di non esserci affatto. Se ci sono io, non c'e' la sazietà; se c'e' la sazietà, non ci sono io".

martedì 17 settembre 2013

Charles-Louis de Montesquieu



"Non bisogna mai esaurire un argomento
al punto che al lettore non resti più nulla da fare.
Non si tratta di far leggere, ma di far pensare."

lunedì 16 settembre 2013

Cenerentola nel Paese delle Nevi a cura di Carla Gianotti

“È difficile trovare una storia che sia altrettanto popolare come quella di Cenerentola. Dall’Occidente all’Oriente all’Africa le centinaia e centinaia di versioni della fiaba fioriscono e si moltiplicano in una incredibile varietà di temi e motivi che, quasi giocando a rimpiattino, si rincorrono e si accostano, si intersecano in segmenti comuni o si allontanano verso esiti propri, nel rifrangersi di forme simili e diverse.
Il nucleo fondamentale della storia non sembra a tutta prima così straordinario: una ragazza di misera condizione viene aiutata con mezzi soprannaturali e conclude un buon matrimonio. Perché allora tanta fortuna? Forse perché l’immagine della ragazza che, maltrattata e disprezzata, porta in sé il segreto di un destino regale è venuta a riassumere un motivo che tutti incontrano una volta o l'altra nella vita, quello di non essere apprezzati dagli altri quanto si vorrebbe. Nelle versioni occidentali Cenerentola è una povera serva, insignificante e sudicia della polvere del focolare che potrà, nonostante tutte le apparenze esteriori, realizzare il suo sogno più alto, il matrimonio con il principe. Il carattere fondamentale di una Cenerentola è quello di credere, a dispetto di tutta la schiacciante forza del mondo esterno – e forse anche del buon senso – di essere destinata a qualche cosa di assolutamente prodigioso. Non fa dunque meraviglia che un tema del genere abbia conosciuto così grande favore.[…]“

sabato 7 settembre 2013

Saffo a cura di Alfio Siracusano

"Per Straborne fu una cosa stupefacente, Swinburne la considerò “il più grande poeta che sia mai esistito”, da sempre la si identifica con la poesia stessa.In un libro di sorprendente freschezza l’autore prende le mosse da ciò che è rimasto di Saffo, lo traduce riproponendolo nella sua interezza e insieme recuperandolo al linguaggio dei nostri tempi, e intanto ci scava dentro come in un deposito di sentimenti, pensieri, idee, pulsioni oltre che di parole di ineguagliata musicalità. Ne viene fuori un’inedita lettura della poetessa, ma anche il racconto di una vita piena di “occasioni” anche se priva di “fatti”, che nessuno ha mai raccontato: ed è vita vera di donna, di madre, di amante, di amica confidente, di maestra di fanciulle in fiore. Venute da lei ad imparare come si diventa spose perfette e che da lei attinsero l’incomparabile dono dell’eleganza del vivere nel cono d’ombra del bello e delle muse. Con Eros e Afrodite compagni di vita e col piacere insieme folle e lucido delle libere scelte intellettuali, nella logica che “la cosa più bella è ciò che si ama”. Come fece Elena. Perché la Lesbo del settimo secolo coltivò con Saffo, tra le pareti del suo thìasos, ben altro che la pratica di un erotismo pruriginoso, e fu invece luogo d’elezione di un modello di libertà che forse mai più la cultura umana avrebbe conosciuto, scandito dai versi della “decima musa”.Il thìasos raccontato in questo libro fu dunque un luogo “eversivo”, come poi le strade di Atene percorse da Socrate col suo codazzo di giovani che gli andavano dietro e imparavano da lui a discutere di tutto. E a dubitare di tutto. Né prima né dopo di lei un pensiero di donna si spinse così oltre" [dalla quarta di copertina]