domenica 28 luglio 2013

Ventitre' colpi di pugnale di Luca Canali

Mancano pochi giorni al 15 marzo del 44 a.C., le Idi di marzo. Giulio Cesare decide di affidare a un diario i suoi pensieri e i suoi ricordi di condottiero, statista e, soprattutto, di uomo. Dalla sua penna, già avvezza alla scrittura, riemergono le grandi imprese che hanno dato vita all'Impero, le conquiste in Gallia, la strategia politica, gli scontri con il Senato, le congiure di amici e nemici. Ma è anche un Cesare intimo quello che affiora, che ripercorre gli affetti della sua vita. Prima di tutto gli amici, perché gli amici, a differenza degli amori, si scelgono per elezione e affinità. Poi le sue donne, e sua figlia Giulia, scomparsa da tempo. Fino all'incontro con il destino. C'è chi dice che quel giorno anche le stelle si spensero [dal risvolto di copertina]

mercoledì 24 luglio 2013

La tragedia di un uomo ridicolo di B. Bertolucci



"I figli che ci circondano sono dei mostri, più pallidi di come eravamo noi. Hanno occhi spenti, trattano i padri con troppo rispetto oppure con troppo disprezzo. Non sono più capaci di ridere: sghignazzano o sono cupi e soprattutto non parlano più. E noi non sappiamo capire dai loro silenzi se chiedono aiuto o se stanno per spararti addosso".[Ugo Tognazzi alla moglie Anouk Aimée]

lunedì 15 luglio 2013

I ricordi di Marco Aurelio

« Ci sono anche troppi uomini privi di senso morale. Sarebbe pazzia pretendere l'impossibile, aspettarsi di essere risparmiati dalla loro malvagità. Gli uomini non cambiano, per quanta pena tu ti dia. Ma, ciononostante, essi rimangono pur sempre dei tuoi simili e noi dipendiamo gli uni dagli altri come le membra di uno stesso corpo. Tutti gli uomini ti sono affini, sono fatti della stessa carne e dello stesso sangue, anzi dello stesso spirito. E tu medesimo sei forse senza macchia? Rifletti a quanto tu devi agli altri. Del resto gli altri, in fondo, non agiscono per il gusto del male; anche il criminale va in cerca — ciò è nella natura di ogni essere vivente — di quel che gli sembra utile. Lo fa sbagliando, ma solo perché è avvolto nell'errore, e non bisogna considerarlo responsabile delle sue azioni più di un pazzo. Proprio se credi di essere in possesso della retta conoscenza, devi capire che anche l'altro si lascia guidare da determinati giudizi di valore. Allora lo comprenderai, e non ti adirerai con lui, ma gli perdonerai e cercherai d'illuminarlo. Che questo ti riesca, in realtà non dipende da te; tu non hai alcun potere sull'anima degli altri. Se l'interesse pubblico lo richiede, devi procedere contro il malfattore anche con severità. Se poi qualcuno ti si oppone con la violenza, sappi che dovevi essere preparato a ciò, e conserva la tua calma. Gli altri non possono recarti danno; tu solo te lo puoi recare, se a causa della condotta degli altri ti lasci prendere dalle passioni e compi azioni sbagliate. Se un altro sbaglia, è affar suo; tu fa quel che è in tuo potere e conserva pura la tua anima. L'ira è cosa peggiore di qualsiasi male ti possa essere fatto dal di fuori ».