martedì 31 dicembre 2013

La produzione e la lettura di libri in Italia - Report 2013 ISTAT

Nel 2013, oltre 24 milioni di persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto, nei 12 mesi precedenti l'intervista, almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2012, la quota di lettori di libri è scesa dal 46% al 43%.Nel corso dell'anno ha letto almeno un libro il 49,3% della popolazione femminile e solo il 36,4% di quella maschile. La differenza di comportamento fra i generi comincia a manifestarsi già in età scolare, a partire dagli 11 anni.La fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (57,2%).La propensione alla lettura dipende dalla scuola, ma anche dall'ambiente familiare: leggono libri il 75% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 35,4% di quelli con genitori che non leggono.Permangono le differenze territoriali: nelle regioni settentrionali legge oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (50,1% nel Nord-ovest e 51,3% nel Nord-est), mentre nel Sud e nelle Isole la quota di lettori è pari solo al 30,7%. [ Fonte ISTAT]

mercoledì 18 dicembre 2013

Andromeda di Michael Crichton

Durante il rientro sulla terra un satellite militare porta con se un'ospite inatteso quanto letale. A farne le spese saranno gli abitanti di un piccolo centro abitato dell'Arizona. Tutta la storia gira attorno ad un gruppo di scienziati che nel giro di pochi giorni devono isolare l'agente patogeno e trovare una eventuale cura in caso di epidemia sul territorio americano. Storia semplice ma ben congeniata da Crichton. Piu' che leggere un romanzo sembra di leggere una sceneggiatura. Tant'e' che nel 1971  dal libro è stato tratto un bel film. Dato che mi stavo leggendo il libro mi sono chiesto ma perchè non rivedersi il film ? .. Detto fatto !. Rivisto il film durante la lettura delle ultime pagine. Responso ? ... Il film , tranne la sostituzione di un personaggio ed alcune incongruenze in due scene   , rispetta quasi fedelmente il testo, aggiungendovi la forza delle immagini.

domenica 8 dicembre 2013

Non sprecare di Antonio Galdo

Provate a immaginare quale sarebbe stato l’undicesimo comandamento. Siamo diventati tutti spreconi. Terribilmente spreconi. Per i motivi più svariati: abitudine, indifferenza, distrazione. O anche miopia e vizio. Viviamo con l’orologio sincronizzato nel tempo della società «usa e getta» e siamo ossessionati da uno stile, ormai diventato naturale, che si traduce nella cancellazione della parola sobrietà, considerata fuori moda, e nello sperpero di cose tangibili, dalle risorse naturali al cibo, e di beni immateriali. I più importanti, quelli che non hanno prezzo, non si trovano sul mercato, eppure ci appartengono come parte integrante della persona umana. La vita (e il suo dopo, cioè la morte), la salute, la bellezza, il tempo, le parole, il talento. La lotta contro lo spreco, che cova come un serpente dentro ciascuno di noi, è affidata allo sforzo di alcune minoranze. Magari anche di singole persone, forti e coraggiose. Sono loro che invocano e praticano il dittico «Non sprecare».
Prendendo spunto dal titolo del libro è stato aperto un sito che porta avanti il progetto di un mondo con meno sprechi : http://www.nonsprecare.it/

domenica 24 novembre 2013

Buonanotte Signor Lenin di Tiziano Terzani

"Nell’agosto 1991, Tiziano Terzani – che già nel febbraio precedente ha potuto visitare le isole Curili e Sachalin, estremo avamposto dell’Unione Sovietica – inizia, come membro di una spedizione sovietico-cinese, un lungo viaggio sul fiume Amur per osservare da vicino la situazione del paese nelle sue zone asiatiche più periferiche. La notizia del golpe anti-Gorbacëv a Mosca, appena rimbalzata in quelle remote latitudini, lo induce tuttavia a intraprendere subito, e questa volta da solo, il lungo percorso in aereo e in automobile che, attraverso la Siberia, l’Asia Centrale e il Caucaso, lo condurrà in due mesi sino alla capitale. L’esperienza, come è facile intendere, è eccezionale per la sua completezza e la sua complessità, nonché per il particolare momento in cui si svolge: il crollo del comunismo, il definitivo fallimento del socialismo reale, lo svilupparsi dell’opposizione, i primi passi verso l’autonomia delle varie repubbliche, le pericolose spinte ai nazionalismi e la rinascita dell’Islam. Il tutto in un ribollire di umanità pittoresca e ingegnosa, di delusioni e di nuove utopie, di speculazioni e di personalismi. Con l’ausilio di una cinquantina di fotografie scattate dall’autore ci si apre così uno straordinario panorama, che può leggersi anche come guida alle nuove repubbliche, ormai meta di uomini d’affari e di turisti un po’ più avventurosi del solito. Variegato nella diversità delle esperienze e degli approcci, unificato attraverso le conoscenze, le competenze, lo spirito d’osservazione e critico dell’autore, il libro ha un altro motivo conduttore: la figura di Lenin, che ispira il titolo. Di tappa in tappa, Terzani è infatti testimone dell’abbattimento delle sue statue e non a caso il viaggio si conclude con una visita al mausoleo sulla Piazza Rossa in cui la salma del padre dell’URSS è tuttora conservata." 


sabato 19 ottobre 2013

Al di qua del paradiso di F.S. Fitzgerald

«Noi abbiamo bisogno di credere. Gli studenti cercano di credere negli scrittori, gli elettori cercano di credere nei loro deputati, le nazioni cercano di credere nei loro statisti, ma non ci riescono. Troppe sono le voci, troppe le critiche illogiche e sconsiderate, malevoli, sparse ovunque a piene mani. Peggio, nel caso dei giornali. Qualsiasi vecchio, retrivo riccone che possieda quella predace mentalità che va sotto il nome di “genio della finanza” può esser padrone di un giornale che fungerà da cibo e bevanda per migliaia di uomini stanchi, frettolosi, troppi presi dal moderno mestiere di vivere, per essere in grado di inghiottire altro che del cibo predigerito. Al prezzo di due soldi, l’elettore si compra politica, pregiudizi e filosofia. Un anno dopo si fa avanti una nuova camarilla politica, oppure il giornale cambia di proprietà, e allora ne consegue: maggior confusione, più contraddizioni, un improvviso afflusso di nuove idee, il loro mescolarsi, la loro distillazione, e poi la reazione ad esse contraria...» ... fondamentalmente i tempi non cambiano. Le nuove generazione sono sempre confuse tra il "vecchio" ed il "nuovo" che si portano geneticamente dentro mentre le vecchie generazioni sono sempre confuse dal nuovo che avanza e che fa  tabula rasa del loro mondo.

lunedì 23 settembre 2013

Io e lui di A. Moravia

Romanzo bistrattato e volutamente lasciato nell'oblio. I più che lo hanno letto lo considerano il peggior romanzo di Moravia. Forse,  a rafforzare  la pessima opinione sarà stato l'argomento un po' fuori dalle righe, "indegno" ,per i ben pensanti, di un grande scrittore. Ci troviamo di fronte a Federico uno sceneggiatore che vuole diventare regista. La sua personalità risulta fortemente scissa: se l'io sta a guardare, "lui" agisce: l'inconscio parla, il sesso ha una voce che ordina e impone.. ..in quanto " si crede il più bello, il più forte, il più potente della sua, diciamo,categoria. Secondo lui, nessuno, nel mondo intero, gli sta alla pari. Un mostro di vanità!". Senza preoccuparsi di "alti concetti" quali sublimazione, desublimazione, nevrosi sessuale etc..etc ma,  considerando solo ed esclusivamente la trama, ne risulta un andamento esilarante e piacevolmente tragicomico nel costante dialogo tra il protagonista ed il suo sesso che all'ennessimo rimprovero del suo possessore, risponde in tono quasi triste : "Non posso non presentarmi così. Se non sono così, non sono nulla. Il desiderio, se è questo che mi rimproveri,è,infatti, la mia sola maniera di esistere.Senza desiderio, niente esistenza...Tu vorresti che il desiderio si presentasse con l'apparenza della sazietà: un controsenso. Io non conosco sazietà. Essere sazio per me è sinonimo di non esserci affatto. Se ci sono io, non c'e' la sazietà; se c'e' la sazietà, non ci sono io".

martedì 17 settembre 2013

Charles-Louis de Montesquieu



"Non bisogna mai esaurire un argomento
al punto che al lettore non resti più nulla da fare.
Non si tratta di far leggere, ma di far pensare."

lunedì 16 settembre 2013

Cenerentola nel Paese delle Nevi a cura di Carla Gianotti

“È difficile trovare una storia che sia altrettanto popolare come quella di Cenerentola. Dall’Occidente all’Oriente all’Africa le centinaia e centinaia di versioni della fiaba fioriscono e si moltiplicano in una incredibile varietà di temi e motivi che, quasi giocando a rimpiattino, si rincorrono e si accostano, si intersecano in segmenti comuni o si allontanano verso esiti propri, nel rifrangersi di forme simili e diverse.
Il nucleo fondamentale della storia non sembra a tutta prima così straordinario: una ragazza di misera condizione viene aiutata con mezzi soprannaturali e conclude un buon matrimonio. Perché allora tanta fortuna? Forse perché l’immagine della ragazza che, maltrattata e disprezzata, porta in sé il segreto di un destino regale è venuta a riassumere un motivo che tutti incontrano una volta o l'altra nella vita, quello di non essere apprezzati dagli altri quanto si vorrebbe. Nelle versioni occidentali Cenerentola è una povera serva, insignificante e sudicia della polvere del focolare che potrà, nonostante tutte le apparenze esteriori, realizzare il suo sogno più alto, il matrimonio con il principe. Il carattere fondamentale di una Cenerentola è quello di credere, a dispetto di tutta la schiacciante forza del mondo esterno – e forse anche del buon senso – di essere destinata a qualche cosa di assolutamente prodigioso. Non fa dunque meraviglia che un tema del genere abbia conosciuto così grande favore.[…]“

sabato 7 settembre 2013

Saffo a cura di Alfio Siracusano

"Per Straborne fu una cosa stupefacente, Swinburne la considerò “il più grande poeta che sia mai esistito”, da sempre la si identifica con la poesia stessa.In un libro di sorprendente freschezza l’autore prende le mosse da ciò che è rimasto di Saffo, lo traduce riproponendolo nella sua interezza e insieme recuperandolo al linguaggio dei nostri tempi, e intanto ci scava dentro come in un deposito di sentimenti, pensieri, idee, pulsioni oltre che di parole di ineguagliata musicalità. Ne viene fuori un’inedita lettura della poetessa, ma anche il racconto di una vita piena di “occasioni” anche se priva di “fatti”, che nessuno ha mai raccontato: ed è vita vera di donna, di madre, di amante, di amica confidente, di maestra di fanciulle in fiore. Venute da lei ad imparare come si diventa spose perfette e che da lei attinsero l’incomparabile dono dell’eleganza del vivere nel cono d’ombra del bello e delle muse. Con Eros e Afrodite compagni di vita e col piacere insieme folle e lucido delle libere scelte intellettuali, nella logica che “la cosa più bella è ciò che si ama”. Come fece Elena. Perché la Lesbo del settimo secolo coltivò con Saffo, tra le pareti del suo thìasos, ben altro che la pratica di un erotismo pruriginoso, e fu invece luogo d’elezione di un modello di libertà che forse mai più la cultura umana avrebbe conosciuto, scandito dai versi della “decima musa”.Il thìasos raccontato in questo libro fu dunque un luogo “eversivo”, come poi le strade di Atene percorse da Socrate col suo codazzo di giovani che gli andavano dietro e imparavano da lui a discutere di tutto. E a dubitare di tutto. Né prima né dopo di lei un pensiero di donna si spinse così oltre" [dalla quarta di copertina]

giovedì 22 agosto 2013

Amore mio uccidi Garibaldi di I. Bossi Fedrigotti

È il 23 giugno 1866. Il giorno seguente le truppe imperiali austriache sconfiggeranno quelle del giovane regno d'Italia a Custoza. Quasi un mese dopo identica sorte avrà la battaglia navale di Lissa. Ma Garibaldi è saldamente attestato nel Trentino e con le camicie rosse dei suoi volontari autentici guerriglieri dell'Ottocento - semina il panico tra i militari austriaci e la popolazione fedele a Francesco Giuseppe. "Amore mio, uccidi subito questo Garibaldi", scrive la principessa Leopoldina Lobkowitz al marito, conte Fedrigo Bossi Fedrigotti, che ha indossato la sua divisa di ussaro dell'imperatore ed è partito per la guerra. Leopoldina arriva dagli splendori di Vienna, da un sontuoso palazzo in una piazza intitolata ancora oggi alla sua famiglia, dagli agi di immense tenute in Boemia. Da lì è giunta a Rovereto in casa dello sposo, nobile "povero" di una povera provincia dell'impero, di cognome italiano, di dialetto trentino, ma di sentimenti incrollabilmente asburgici. Al suo fianco, e attraverso lo scambio di lettere - scritte naturalmente in tedesco -, Leopoldina vive questo sconvolgersi del mondo che già prelude al crollo dell'Austria Felix. Nel quadro degli eventi militari e politici, scandito dalle lettere dei due sposi-amanti - raccolte con amore e tradotte in romanzo dalla bisnipote Isabella - si svolge la trepidante vicenda privata dei due protagonisti, delle loro famiglie, del loro contorno di amici.[dal risvolto di copertina]

mercoledì 21 agosto 2013

Il caso Redureau di A. Gide

"È un ragazzo intelligente, ha conseguito il diploma di studi primari. Nessuno ha mai avuto a lamentarsi di lui in nessun senso, né i suoi padroni, né i compagni, né la gente del paese. Non ha mai manifestato cattivi istinti, non è litigioso e non si è mai mostrato crudele con gli animali." Il 30 settembre 1913 un ragazzo di quindici anni, all'improvviso, senza che si riesca a capire perché, massacra la famiglia di agricoltori presso cui prestava servizio. I moventi di questo delitto non sono né il furto, né la gelosia, né l'odio, né un amore contrastato, niente insomma che si possa riconoscere e catalogare.Pubblicato nel 1930, Il caso Redureau ricostruisce un fatto realmente accaduto che sfugge a ogni tentativo di spiegazione. Interessato all'interno funzionamento della macchina dei tribunali, fin dai giorni in cui era stato fra i giurati della Corte d'Assise di Rouen - esperienza dalla quale trasse i Ricordi della Corte d'Assise del 1914 - André Gide nel 1930 fondò una collana di memorie giudiziarie dal nome programmatico «Ne jugez pas». Non cause celebri, precisava, ma documentazione «la più autentica possibile» di casi limite, capaci di mostrare della giustizia il nudo meccanismo nell'atto del suo girare a vuoto, la logica vera, oltre la favola. Il caso Redureau ne fu il primo titolo.

Peccato che sia una puttana di J.Ford

Nei suoi drammi Ford mette in scena la tragedia del corpo che culmina in una morte agognata al pari dell'estremo piacere sessuale. Giovanni, il protagonista di "Peccato che sia una puttana", seguace della filosofia neoplatonica dell'Uno, nella sua estenuante ricerca della bellezza assoluta si volge a un contesto che non ha nulla di sovrumano: il corpo fremente di Annabella, sua sorella. Si compie così il loro destino incestuoso. Giovanni è implacabile nel suo furore eroico: di fronte al pentimento della sorella, che gli si nega, la uccide e viola il suo corpo estirpandone il cuore. Quel cuore che è anche la tomba del suo cuore. Anche Giovanni soccomberà alla morte, non per punizione divina, bensì per opera del suo stesso destino.Nel 1971,G. Patroni Griffi si e' ispirato all'opera di Ford per il suo film  "Addio, fratello crudele".

lunedì 19 agosto 2013

Atene segreta di U.Albini

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Grecia classica e non avete mai osato chiedere: dai tempi di Pericle a quelli di Demostene le truffe più inventive, i veleni più terribili, i pasti dei ricchi e quelli dei poveri, con le ricette più golose (per il gusto dei greci, per noi forse un po' meno…), il gioco d'azzardo, il sesso a pagamento e no, gli intrugli di maghi e stregoni, le mode e i pettegolezzi… 
Atene segreta, frutto di una paziente ricerca nelle fonti antiche e affidato a una scrittura estrosa, offre vivide cronache dell'esistenza quotidiana nell'Atene classica, dai tempi di Pericle a quelli di Demostene (V e IV sec. a.C.).
I temi sono molteplici e spesso curiosi. I pasti dei ricchi e dei poveri, l'eros a buon mercato e le squillo di alto bordo, le accensioni per i bei giovinetti. I sortilegi di maghe e «stregoni», gli intrugli tossici per sbarazzarsi di persone scomode. Il fascino del gioco d'azzardo. Baruffe e focosi litigi, violenze di singoli e di bande giovanili, furti con destrezza, rapine, imbrogli ben ideati. L'impari lotta del cittadino contro lo stato esoso. La mala genia dei delatori-ricattatori. Cavillose e astute contese per carpire un'eredità. La condizione delle donne sia di buona famiglia sia di umili natali. Umberto Albini ci regala così un ritratto inedito e indiscreto della civiltà greca, all'insegna della varietà, del movimento, della sorpresa.

sabato 17 agosto 2013

Storia della camera da letto di P.Dibie

"Come dormivano gli uomini presitorici? Com'era il letto di Ulisse? E cos'era il letto collettivo di età merovingia? Non si tratta di domande banali, poiché dormire è un'arte a cui tutti dedichiamo un terzo della vita, e quello in cui dormiamo è in realtà un luogo sacro, al riposo come all'amore. Un luogo di cultura, come afferma l'autore di questo libro straordinario che racconta la storia della camera da letto dall'antichità ad oggi, esplorando con curiosità e insieme con discrezione le grotte dell'uomo di Neanderthal, i ginecei assiro-babilonesi, i cubicula dei Romani, le eleganti alcove rinascimentali e i lussi borghesi dell'Ottocento. Nella camera da letto gli esseri umani possono esprimersi integralmente, spogli di abiti e nudi di infingimenti, isolandosi in un limbo personale da cui risorgeranno dopo il transfert del sogno e delle immagini irreali. Il sonno va quindi inteso e vissuto non solo come necessità fisiologica, ma anche come intimità, tenerezza, armonia, piacere, amore, gioia suprema. Non a caso gli antichi Greci dedicarono alla camera da letto due divinità: il dolce Hipnos, il Sonno che fa dimenticare ai mortali ogni dolore, e il malizioso Eros, figlio di Afrodite." [dalla quarta di copertina]

domenica 28 luglio 2013

Ventitre' colpi di pugnale di Luca Canali

Mancano pochi giorni al 15 marzo del 44 a.C., le Idi di marzo. Giulio Cesare decide di affidare a un diario i suoi pensieri e i suoi ricordi di condottiero, statista e, soprattutto, di uomo. Dalla sua penna, già avvezza alla scrittura, riemergono le grandi imprese che hanno dato vita all'Impero, le conquiste in Gallia, la strategia politica, gli scontri con il Senato, le congiure di amici e nemici. Ma è anche un Cesare intimo quello che affiora, che ripercorre gli affetti della sua vita. Prima di tutto gli amici, perché gli amici, a differenza degli amori, si scelgono per elezione e affinità. Poi le sue donne, e sua figlia Giulia, scomparsa da tempo. Fino all'incontro con il destino. C'è chi dice che quel giorno anche le stelle si spensero [dal risvolto di copertina]

mercoledì 24 luglio 2013

La tragedia di un uomo ridicolo di B. Bertolucci



"I figli che ci circondano sono dei mostri, più pallidi di come eravamo noi. Hanno occhi spenti, trattano i padri con troppo rispetto oppure con troppo disprezzo. Non sono più capaci di ridere: sghignazzano o sono cupi e soprattutto non parlano più. E noi non sappiamo capire dai loro silenzi se chiedono aiuto o se stanno per spararti addosso".[Ugo Tognazzi alla moglie Anouk Aimée]

lunedì 15 luglio 2013

I ricordi di Marco Aurelio

« Ci sono anche troppi uomini privi di senso morale. Sarebbe pazzia pretendere l'impossibile, aspettarsi di essere risparmiati dalla loro malvagità. Gli uomini non cambiano, per quanta pena tu ti dia. Ma, ciononostante, essi rimangono pur sempre dei tuoi simili e noi dipendiamo gli uni dagli altri come le membra di uno stesso corpo. Tutti gli uomini ti sono affini, sono fatti della stessa carne e dello stesso sangue, anzi dello stesso spirito. E tu medesimo sei forse senza macchia? Rifletti a quanto tu devi agli altri. Del resto gli altri, in fondo, non agiscono per il gusto del male; anche il criminale va in cerca — ciò è nella natura di ogni essere vivente — di quel che gli sembra utile. Lo fa sbagliando, ma solo perché è avvolto nell'errore, e non bisogna considerarlo responsabile delle sue azioni più di un pazzo. Proprio se credi di essere in possesso della retta conoscenza, devi capire che anche l'altro si lascia guidare da determinati giudizi di valore. Allora lo comprenderai, e non ti adirerai con lui, ma gli perdonerai e cercherai d'illuminarlo. Che questo ti riesca, in realtà non dipende da te; tu non hai alcun potere sull'anima degli altri. Se l'interesse pubblico lo richiede, devi procedere contro il malfattore anche con severità. Se poi qualcuno ti si oppone con la violenza, sappi che dovevi essere preparato a ciò, e conserva la tua calma. Gli altri non possono recarti danno; tu solo te lo puoi recare, se a causa della condotta degli altri ti lasci prendere dalle passioni e compi azioni sbagliate. Se un altro sbaglia, è affar suo; tu fa quel che è in tuo potere e conserva pura la tua anima. L'ira è cosa peggiore di qualsiasi male ti possa essere fatto dal di fuori ».

giovedì 2 maggio 2013

Considerazioni di Guido Gonnella sulla nuova Costituzione

"Le Costituzioni liberali conobbero un solo tema: la liberta', mentre le Costituzioni nuove e democratiche devono conoscere un secondo tema : la giustizia sociale..... Lo Stato liberale aveva una funzione prevalentemente negativa, cioe' mirava a garantire delle zone franche di liberta' personali. Era lo Stato del lasciare fare al piu' forte, e dall'astenersi da ogni aiuto positivo a favore del piu' debole. La nostra democrazia non accetta quel liberalismo che puo' finire per fare trionfare la legge della foresta.... L'uguaglianza politica e' inoperosa e contraddittoria in un clima di egoistiche ed artificiose disuguaglianze economiche : e' un'uguaglianza che puo' finire semplicemente per legalizzare l'ingiustizia" [Guido Gonella anno 1946]

venerdì 12 aprile 2013

Quelli che benpensano di Frankie HI-NRG MC



Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perchè gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a machere e non li puoi distinguere. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno. 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... 
...e come le supposte abitano in blisters full-optiona, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri, quel che hanno ostentano e tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono: parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo e sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero, boom! Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d'un livello di Doom... 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... 
Ognun per se, Dio per se, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano. Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che dà loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera... 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio... 
Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...


giovedì 28 marzo 2013

Tecnica del colpo di Stato di Curzio Malaparte

"... raramente un libro ha sollevato tante discussioni, tante contrarie passioni. Di rado un libro ha così ben servito, e in modo gratuito, il Bene e il Male": sono parole dello stesso Malaparte e riflettono fedelmente le vivaci e contrastanti reazioni che Tecnica del colpo di Stato suscitò, al suo apparire, in molti paesi europei.In effetti l'opera, pubblicata in Francia nel 1931 e in Italia solo nel 1948, fu osteggiata sia da destra che da sinistra, essendosi in essa voluto vedere nient'altro che un "manuale per la conquista violenta del potere" e non anche, nello stesso tempo ( come sostenne invece l'autore nella Prefazione all'edizione italiana), un manuale per la difesa dello Stato. La "Tecnica" malapartiana si ripropone a noi con un duplice motivo di interesse: di contenuto, per l'intuizione sempre valida che l'ha dettata ( e cioè che nel mondo moderno il colpo di Stato è un problema essenzialmente di ordine tecnico più che politico o sociale); e letterario, per la capacità di Malaparte nel restituirci vicende e personaggi di un passato non più tanto recenti ma sempre vivi nel ricordo storico delle nuove generazioni. 

"Io odio questo mio libro. Lo odio con tutto il cuore. Mi ha dato la gloria, quella povera cosa che è la gloria, ma anche quante miserie. Per questo libro ho conosciuto la prigione e il confino, il tradimento degli amici, la malafede degli avversarii, l'egoismo e la cattiveria degli uomini. Da questo libro è nata la stupida leggenda che fa di me un essere cinico e crudele, una specie di Machiavelli nei panni di un Cardinal de Retz: quando non sono che uno scrittore, un artista, un uomo libero che soffre più dei mali altrui che dei propri" [ Dalla prefazione italiana dello stesso Autore]

martedì 26 marzo 2013

Dal film: "Revolver" di Guy Ritchie



"C'è una cosa dentro di te che non conosci e di cui negherai l'esistenza.
Finchè non sarà troppo tardi per farci qualcosa.
E' l'unico motivo per cui ti alzi al mattino.
L'unico motivo per cui sopporti un capo stupido.
Il sangue, il sudore e le lacrime.
Questo è perché vuoi che le persone sappiano quanto sei bravo, attraente, generoso, divertente, intelligente.
"Temetemi o riveritemi, ma per favore... pensate che sono speciale!".
Condividiamo una dipendenza.
Siamo tossicomani dichiarati.
Vogliamo tutti la pacca sulla spalla e l'orologio d'oro.
L'hip hip urrà del cazzo.
Guardate il ragazzo intelligente con la medaglia, che lucida il suo trofeo.
Brillate diamanti impazziti.
Siamo solo scimmie, a volte in bei vestiti, che implorano l'approvazione degli altri.
Se lo sapessimo non ci comporteremmo così.
Qualcuno ce lo nasconde."


lunedì 25 marzo 2013

Il Manuale di Epitteto


"Ricordati di comportarti nella vita così come ti comporteresti ad un banchetto. Viene servita una vivanda. Ti si ferma davanti? Prendine la tua parte con educazione. Non ti viene servita? Non preoccupartene. Ancora non ti viene servita? Trattieni pazientemente la tua fame: aspetta che ti arrivi. Nello stesso modo comportati con ciò che riguarda i figli, la moglie, gli averi, gli onori; e tu sarai degno di sedere a mensa con gli Dei. Ma se non toccherai neppure ciò che ti sarà servito, e ti sarà addirittura indifferente, tu sarai degno non solo di sedere a mensa con gli Dei, ma di regnare con loro. Proprio perché operavano in questo modo che Diogene, Eraclito ed altri simili, venivano chiamati divini, e lo erano veramente." [Il Manuale di Epitteto tradotto da G.Leopardi]

mercoledì 20 marzo 2013

La sincerità di Giuseppe Parini



Viva, viva la Giuditta!
Non già quella che troncò
Il gran capo ad Oloferne,
Onde il popolo salvò;
Ma quest’altra, assai più bella
E più grande nel valor,
La qual fece un’altra cosa
Che più degna è di stupor.  
Che mai fece questa bella?
Perchè vantasi così?
E che mai si può aspettare
Da le belle d’oggidì?         
Questa bella, dimandata
Gli anni suoi di palesar,
Oh portento! disse il vero
Senza un attimo levar.
Oh portento! oh meraviglia!
Come questo dar si può?
Questa è l’unica fenice,
Che giammai non si trovò.
I nemici d’ogni lode,
I maligni saltan su;
E mi dicon: Che rumore!
Non è poi sì gran virtù     
Ella è saggia, fresca e bella
Tutto questo ognuno il sa
Perchè dunque ella dovea
Far misterio dell’età?
La natura femminile,
Sciocco vulgo, è ignota a te
E nel fatto non comprendi
Tutto il merito che v’è.     
La natura ad ogni donna,
Dell’etade al primo albor,
De la cara giovinezza
Fa conoscere il valor.         
E le dice: Tu se’ bella
Sarà grande il tuo poter:
Ma, più giovane ti fingi,
Più se’ certa di piacer.             
Quindi nasce ch’ogni donna
Altro ha in bocca ed altro in sen;
E già vuol su i quindici anni
Guadagnare un anno almen 
Tre su i venti, e cinque poi
De’ sei lustri in sul confin
Ma galoppan le decine,
Se l’ottavo è a lei vicin.             
Uso tal si fa bisogno,
Poi divien necessità;
Sì che alfin su gli anni almeno
Non può dir la verità.   
Anzi a sè mentisce ancora;
Non accorgesi d’errar;
La memoria la tradisce
Torna indietro nel contar.