lunedì 31 gennaio 2011

Un'estate da Voltaire di Jacques-Pierre Amette

"Estate 1761: nella sua residenza di Ferney, Voltaire riceve la visita di due giovani attrici, Gabriella e Zanetta, giunte per provare un testo che vent'anni prima aveva fatto scalpore, "Le Fanatisme ou Mahomet". Le sere tiepide invogliano al gioco, al libertinaggio, a confessioni scottanti. E un romanzo d'atmosfera, uno scampolo di tempo tratteggiato con sottigliezza, pervaso di humour, costellato di situazioni buffe e dialoghi elevati, pungenti, talvolta di un'assurdità che sfiora il delirio. Scopriamo Voltaire piano piano, in filigrana, senza mai afferrarlo del tutto. Amette, nutrito di storia e letteratura, si serve delle parole con parsimonia e intelligenza, mettendo in scena - meglio di tante ricostruzioni elaborate e noiose - un quadro perfetto della vita del tempo. ". La quarta di copertina , si sa, ha uno scopo promozionale. In essa si declamano le virtù dell'opera anche dove ci sono solo difetti , in special modo quando si legge : " pervaso di humour, costellato di situazioni buffe e dialoghi elevati, pungenti, talvolta di un'assurdità che sfiora il delirio". Qui il "delirio" viene venduto come qualcosa di "positivo" quando in realtà si tratta di puro "flusso di coscienza" che in questo contesto stona parecchio e il più delle volte lascia un forte senso di inutile forzatura. Comunque, devo ammettere, che nel romanzo  ci sono alcuni momenti  non proprio "storici" che strappano un sorriso e non solo .... "Allora Gabriella tornava alla carica, gli mordicchiava le labbra, le suggeva, le aspirava voracemente; una volta di più assaporava la sua saliva e la mescolava alla sua; una volta di più gli sbottonava il colletto, la casacca. Lo avvolgeva , lo cingeva, lo coccolava e disegnava con i suoi baci delle reti cangianti di madreperla. Alla fine Fleckenstein aveva l'impressione di essere rapito, costretto, posseduto, inghiottito, digerito..........Girò a se stesso di non avvicinarsi mai più ad una amante così insaziabile. Quell'amante focosa era diventata lo strumento di uno strano martirio."

venerdì 28 gennaio 2011

L'uomo che non fu Caruso di Leda Rivarolo

Enrico Caruso e Giovanni Bambacioni. Sul primo nome , sicuramente, nessuno si domanderà : "Chi é ? ". Basta un semplice no a fare la differenza. Il no riguarda la proposta di una tournè negli Stati Uniti che il tenore Bambacioni rifiutò. Paura di prendere la nave, temperamento troppo esuberante e poco disciplinato, incapacità di cogliere un'occasione unica , insicurezza. Queste sono alcune delle motivazioni del rifiuto accennate in questo "garbato" romanzo.  Caruso ando' negli Stati Uniti e divenne famoso in tutto il mondo e grazie alle prime registrazioni su disco possiamo ancora oggi sentire la sua voce. Di Bambacione, purtroppo , non possiamo dire la stessa cosa.A dispetto del titolo,  il nostro tenore si fa "vivo" solo verso la metà dell'opera. La storia , in realtà,  é incentrata su Mary una ragazza valdostana  che dopo varie vicissitudini giunge a Roma ed incontra in modo fortuito Bambacioni. Non si sposeranno mai ma , avranno tre figli maschi . Attraverso la prospettiva di questa donna ,l'autrice ci  racconta la lirica italiana di inizio 900 . Anzi, sarebbe più giusto  dire che il libro racconta l'intimo di un famiglia in una cornice "musicale"

giovedì 27 gennaio 2011

Se di Rudyard Kipling (dedicata al figlio)


Se riesci a mantenere la calma
quando tutti intorno a te la stanno perdendo...
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo, però, nel giusto conto i loro dubbi...
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare
o essendo calunniato non rispondere alle calunnie
o essendo odiato non dare spazio all'odio
senza tuttavia sembrare troppo buono
ne parlare troppo da saggio...
Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni...
Se riesci a pensare senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine...
Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo...
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni
che ne fanno una trappola per ingenui;
e guardare le cose-per le quali hai dato la vita-
distrutte, e umiliarti a ricostruirle...
Se sai fare un unica pila delle tue vittorie
E rischiarla in un solo colpo a testa e croce
e perdere, e ricominciare di nuovo senza mai lasciarti sfuggire
una parola su quello che hai perso...
Se sai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la volontà che dice loro:"Resistete!"...
Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale...
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici troppo premurosi...
Se per te contano tutti gli uomini,ma nessuno troppo...
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa...
Tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!

mercoledì 26 gennaio 2011

Sogni di Sogni di Antonio Tabucchi

Questa raccolta di sogni-racconti sono un omaggio che Tabucchi fa ad alcuni personaggi a lui ( ma non solo a lui) particolarmente cari. L'autore "inventa" per ognuno di loro un sogno che essi fanno in una precisa notte di un preciso anno. I sogni sono naturalmente pregni di continui riferimenti alle opere o al pensiero dei famosi sognatori. Sicuramente "Sogni di sogni" non é l'opera migliore di Tabucchi ma alcuni "passi memorabili" ci sono. Dato che i sogni sono "fatti personali" di seguito c'e' almeno l'elenco dei sognatori.



Sogno di Dedalo, architetto e aviatore
Sogno di Publio Ovidio Nasone, poeta e cortigiano
Sogno di Lucio Apuleio, scrittore e mago
Sogno di Cecco Angiolieri, poeta e bestemmiatore
Sogno di Francois Villon, poeta e malfattore
Sogno di Francois Rabelais, scrittore e frate smesso
Sogno di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, pittore e uomo iracondo
Sogno di Francisco Goya y Lucientes, pittore e visionario
Sogno di Samuel Taylor Coleridge, poeta e oppiomane
Sogno di Giacomo Leopardi, poeta e lunatico
Sogno di Carlo Collodi, scrittore e censore teatrale
Sogno di Robert Louis Stevenson, scrittore e viaggiatore
Sogno di Arthur Rimbaud, poeta e vagabondo
Sogno di Anton Cechov, scrittore e medico
Sogno di Achille-Claude Debussy, musicista e esteta
Sogno di Henri de Toulouse-Lautrec, pittore e uomo infelice
Sogno di Fernando Pessoa, poeta e fingitore
Sogno di Vladimir Majakovskij, poeta e rivoluzionario
Sogno di Federico Garcia Lorca, poeta e antifascista
Sogno del dottor Sigmund Freud, interprete dei sogni altrui

martedì 25 gennaio 2011

La versione di Barney di Mordecai Richler

E' uno di quei libri che non ammettono  mezzi termini. O lo si ama o lo si odia. Sicuramente se ci si lascia "spossare" dalle prime cento pagine lo si potrebbe odiare. La parte relativa a Clara e al soggiorno parigino è  un "sincretismo eccessivo" di  nomi, luoghi, salti temporali che potrebbero indurre i più dei lettori a chiudere il libro con un "uffa liberatorio" e ad abbandonarlo tra i libri mezzi letti della propria biblioteca casalinga ma,  se si resiste un pò la "creatura" di Mordecai potrà assicurarsi un posticino nel nostro cuore.
Così,sullo sfondo di Montreal,  tra qualche whisky, una boccata di sigaro Montecristo e la passione sfrenata per l'Hockey , il protagonista Barney Panofsky ripercorre la sua vita. Tre donne, tre matrimoni. Il più importante quello con Miriam, unico grande amore del nostro antieroe per la quale si ha la possibilità di leggere tenere parole. Uso il termine antieroe perchè durante la lettura si rischia seriamente di "odiare" Barney per quello che dice e che fa per poi pensarla come lui qualche pagina più avanti. Sicuramente un personaggio sopra le righe e fuori dai soliti conformismi sociali.  Un pò burbero ed egoista, ma grazie alla sua umanità, riesce a "redimersi" agli occhi del lettore che lo conosce piano piano durante la lettura.

Diecimila di Andrea Kerbaker

" Il 5 aprile ha fatto il suo ingresso nella mia collezione il volume numero diecimila. Nell'occasione, uno di loro ha chiesto la parola. Per rievocare la sua ultima sosta in una libreria . Questa é la storia che ha raccontato". 

Ed il libro inizia a raccontare la sua storia. Parla dei suoi proprietari e da come da loro é stato letto. Parla delle case e delle librerie in cui é stato. Parla dei dialoghi con gli altri libri che ha incontrato nel suo "lungo viaggio". Ne esce fuori un bellissimo divertissement che ci porta a considerare i libri come esseri viventi e pensanti. Francamente io l'ho sempre pensato!.Ogni qualvolta entro in casa, mi sento osservato con speranza dai libri non letti, con desiderio  dai libri mezzi letti od abbandonati dopo alcune pagine e con rimprovero dai libri letti ma non capiti. Una paura attanaglia il nostro amico libro... finire al macero !... riuscirà  a salvarsi ?  

Paolo il caldo di Vitaliano Brancati

Il tema del gallismo già affrontato dal Brancati  nei precedenti lavori ( Il Bell'Antonio, Don Giovanni in Sicilia) ritorna in quest'ultima opera,  rimasta incompiuta per la  morte prematura dell'autore e pubblicata postuma.
Che la vita del protagonista  ,fin dall'adolescenza,  sia focalizzata sulle donne lo si capisce da uno stralcio del romanzo:

"Ma lei perchè dedica la sua vita esclusivamente alle donne ?".
"Perche' non c'e' altra felicità a questo mondo!" rispose Paolo. "Arte,scienza,lavoro: tutte sciocchezze, mi creda. Politica, commercio:sciocchezze".... Entrare per la prima volta nell'intimità di una donna: ecco un momento sublime . Non c'é  n'é altri!".

La via sembra già tracciata per Paolo.Ma un semplice viaggio può cambiare tutto. Un ritorno alla famiglia ed in special modo la visione dello zio invecchiato, anche lui negli stravizzi lo turbano molto fino a fargli pensare:

"Come diavolo, un uomo poteva ridursi così ? tutto carne masticata dalla morte !... Come poteva ridursi così ? Era chiaro come poteva ridursi così .Niente mai meditazione,niente mai volontà, niente mai autocritica, niente dunque coraggio, niente dignità, niente luce intellettuale, niente superiorità sulla morte. Lo spirito , relegato nella stiva del corpo, costretto a servirlo per renderne infiniti e divini i godimenti, ora si limitava a sbattere funereamente le sue catene per annunziare che il padrone colava a picco."

Ciò lo spaventa e lo induce ad una sorta di catarsi , aiutato anche dal ricordo di alcune parole che il padre gli disse prima di morire:

"Però la felicità non circola in nessuno di voi , é bene che te lo ricordi per l'avvenire. La felicità, in questa famiglia, avrei potuto averla solo io, perchè la felicità è la ragione..."

mercoledì 12 gennaio 2011

Acqua in bocca di Camilleri &Lucarelli

Originale la modalità di "creazione" del romanzo . Salvo Montalbano e Grazia Negro si incontrano attraverso uno scambio epistolare che guidano il lettore fino alla risoluzione del caso. D'altra parte il risultato merita un impietoso : "NO COMMENT !! " . Giallo molto debole nella trama  e nei contenuti ( sempre a mio avviso !). Una bella occasione persa . L'idea era buona ma i nostri due giallisti sono stati un pò "svogliati".

martedì 11 gennaio 2011

Acciao di Silvia Avallone

Piombino e la sua acciaieria fanno da cornice alle vicende di due famiglie come tante c'e' ne sono in Italia e nel mondo. Problemi a non finire che colpiscono duro la fragilità dei protagonisti. Adolescenti mandati allo sbaraglio da dei genitori non all'altezza del compito , adulti persi nella mancanza di prospettive, sogni infranti di fronte al muro delle difficoltà quotidiane. Ad ogni pagina che mi si presentava mi domandavo quale dei protagonisti sarebbe stato colpito dalla "sventura" causatagli o dalle proprie debolezze o dalle debolezze degli altri. Il libro mi ha messo un pò di angoscia anche se alla fine c'e' un accenno di "luce" , a mio parere , un po' troppo flebile. La scrittura della Avallone non é nelle mie corde ma forse per le tematiche toccate dal romanzo é la più adatta. Dura e fredda come l'acciaio.